...come una Guardia Svizzera con una mano toccava il cielo mentre c`era chi lo spingeva all`inferno...
Per rispetto verso il Papa e la Chiesa non ho mai parlato della mia storia durante ventun anni (1995-2016).
In questo arco di tempo la Guardia Svizzera ha causato mostruosi scandali e sarebbe quindi ridicolo recitare ancora la parte di un martire.
Chi tace acconsente. Mi preme gridare al cielo per come sono stato tormentato con ingiustizie inaudite durante il mio servizio attivo (1968-1995) e ora da pensionato (dal 1995) per le cattiverie che devo subire.
Inoltre mi spinge a farlo l`ostinato silenzio di coloro che conoscono perfettamente la mia innocenza, ma non mi assistono per coprire la vergogna della Guardia. Non può essere vero ciò che non deve accadere!
In poche parole: sono stato vittima di gelosia e di invidia da parte di gente maniaca per la carriera, mescolate al fanatismo religioso.
Queste passioni oscure hanno fatto affondare nel fango un uomo d`onore con tanti meriti acquisiti. Coloro che mi annientarono furono miei ex allievi.
Avendo fatto carriera, da Superiori abusarono del loro potere per distruggere me.
La Guardia Svizzera dalla fine degli anni cinquanta si cacciò per propria colpa in una profonda crisi esistenziale, peggiorata ancora più dal problema della mancanza di nuove leve durante il periodo di congiuntura alta degli anni sessanta-settanta. Il Corpo fu sull`orlo dell`abisso. Nel 1968 entrai a far parte di questa Guardia.
Nel 1970 furono sciolti tre Corpi militari di Guardie pontificie. La Guardia Svizzera rimase l`unico Corpo militare ma in uno stato piuttosto malandato.
In ginocchio ci implorarono di salvare il Corpo militare più antico del mondo restando in servizio prolungato. Quindi i giovani dovevano espiare pagando le malefatte e gli errori dei vecchi reponsabili.
Accettai la sfida e dopo diciannove mesi mi fu affidata l`istruzione delle reclute. In massa vennero studenti universitari come guardie ausiliari.
Questo incarico m`impegnò per la media di sette volte l`anno, per la durata di diciotto anni, e mi fu ricompensato con un`unica promozione: quella del sergente.
Il vertice militare non fu in grado di formare un Corpo nuovo, conforme ai tempi, per soddisfare le esigenze, la fiducia e le aspettative del Santo Padre Paolo VI e dei suoi collaboratori, dato che la guida spirituale interferiva, governava e rovinava tutto.
Insieme ad un compagno (un forte abbraccio!) andai diverse volte in pellegrinaggio perchè fummo coscienti che la salvezza per la nave che affondava potesse soltanto giungere dal Cielo...
Ma la Grazia Divina fu respinta dagli uomini per venticinque anni prima di poter operare.
Quella manciata di Guardie che in tempi senza speranza resistettero e si sacrificarono, hanno salvato la Guardia Svizzera da una fine rovinosa.
Questo atto fu vero eroismo, ma oggi non se ne deve più parlare perchè le nuove generazioni pretendono tutti i meriti per loro stessi, anche per risparmiarsi parole di elogio e di gratitudine per noi altri.
Alla Guardia resi tanti altri servizi: supplenze in vari incarichi, proposte per riforme, l`abbozzo per il primo ordine di servizio (e poi fecero risultare un altro come autore), guide per gli ospiti e per la truppa, la cura e la pubblicazione del Rapporto Annuale, aiuto di vario genere alle Guardie (fra l`altro il mio impegno per salvare una famiglia), la preghiera, l`esempio, la stima guadagnata in Vaticano.
Altrettanto la Guardia poteva approfittare del mio incarico nella Segreteria privata del Santo Padre (18 anni) e presso la Radio Vaticana (6 anni).
In buona coscienza posso sostenere d`aver dato il contributo più importante per la sopravvivenza della Guardia Svizzera.
Ho compiuto senza assistenti 125 corsi per reclute, anche la formazione dei sottufficiali ed il collaudo di esami.
Non voglio ritenermi migliore di altri, ma davvero in Vaticano ho messo in pratica consapevolmente i principi di verità, giustizia e carità perchè lì tali virtù vengono insegnate tutti i giorni.
Purtroppo certi Superiori per decine di anni mi erano combattuto con perfidia e calunnia. Queste cattiverie hanno gravato tanto sulla mia giovane vita.
Eppure non ho criticato i Superiori, non mi sono inmischiato nei loro affari, non li ho offesi o umiliati con comportamenti arroganti o altezzosi.
Al contrario ho soddisfatto ogni loro desiderio. Viceversa sono stato per loro considerato soltanto un intralcio sebbene la mia ubbidienza sia stata assoluta.
Dopo vent`anni, per bloccare la mia carriera ad ufficiale, voluta dall`alto, in Segreteria di Stato venne riferito sul mio conto:
"Egli ha fatto niente per la Guardia, non si trova mai in caserma, possiede una casa in campagna ed un appartamento al centro di Roma.
Non sappiamo come è riuscito a permetterselo". Quindi un`allusione a vita non seria e non onesta. Infatti andai nei giorni liberi spesso nella campagna romana da amici, per dimenticare e riposare, ma la tenuta non appartiene a me! Oggi custodisco quelle terre ma non sono stato mai proprietario!
Un appartamento in città lo presi in affitto in vista del mio probabile pensionamento. Per quattro anni pagai l`affitto a vuoto perchè necessitava di un restauro totale. Mandai il contratto d`affitto e le chiavi al Monsignor Sostituto per un`ispezione, onde dimostrare che l`appartamento non poteva essere abitato. Non scherzo dicendo che Monsignor Sostituto mi diede uno bello schiaffo in faccia nel suo ufficio dicendo: "Pensi che noi non ti crediamo?".
Malgrado ciò divenni ufficiale senza aver chiesto qualcosa, per esplicito desiderio di San Giovanni Paolo II e del suo segretario particolare. La mia noncuranza fu talmente eclatante che la gente che mi stimava s`indignò a tal punto da riparare rendendo di dominio pubblico il mio caso.
Il comandante ed il cappellano vennero messi dal Sostituto (mano sinistra del Papa) davanti alla scelta di accettare me come ufficiale o di andarsene via: "Voi fino adesso avete solo fatto chiacchiere su di lui. Egli ha portato le prove". Il primo restò in carica, il secondo dovette partire per rifiuto di ubbidienza. Naturalmente si ritenne me il responsabile e fui considerato un mostro, perchè nessuno seppe come stavano le cose: se oggi non parlassi si continuerebbe a considerarmi un malvagio.
Da allora davvero si scatenò il diavolo contro di me. Non mi lasciarono esercitare pienamente la mia funzione di capitano.
Fui sovraccaricato di lavoro ed isolato. Ciascun ufficiale aveva il proprio aiutante, invece solo un sottufficiale mi sostuì durante le mie vacanze.
Il capitano Utz fu tenuto da parte laddove si incontravano alte personalità.
Durante la visita del presidente degli Stati Uniti dovetti tenere dietro le sbarre gli americani, con il primo presidente della Russia vegliare dietro una porta chiusa anzichè rappresentare in divisa nelle stanze
del Papa.
Durante i sopralluoghi con i Servizi Segreti accompagnavano i miei colleghi, non io ufficiale di giornata.
Per l`occasione dell`inaugurazione della Cappella Sistina - un evento di fama mondiale - mi fecero controllare fotografi, giornalisti ed operatori televisivi. Terminato il controllo mi lasciarono cinque ore là, seduto all`ingresso, mentre nelle logge, nelle sale e nella cappella passeggiavano giovani guardie e sottufficiali. Così i Superiori fecero la corte alle ingenue Guardie per farsi amare, degradando il capitano Utz a subalterno della truppa, a portiere.
Per non parlare delle pubbliche relazioni con gli Uffici del Vaticano. L`interlocutore per la Guardia Svizzera in Segreteria di Stato (anche capo del Protocollo e responsabile per il Corpo Diplomatico), alla partenza del Papa per l`Asia stringendomi la mano domandò con un`aria di aulica sufficienza: "Lei chi è? Non la conosco." Non sono rimasto debitore di un`adeguata risposta al prelato, il quale mi conosceva benissimo da dieci anni.
Dopo la mia nomina a ufficiale il suddetto mi si raccomandò di non andare a cantare vittoria. Quest`uomo non ha mai risposto al mio saluto, frequentò in privato le giovani Guardie, i quali sicuramente parlavano solo bene di me, ma il prelato era assoggettato al Comando.
(Un esempio di come può degenerare la maldicenza.)
Infine il nuovo cappellano mi mise in buona luce presso detto Monsignore.
Diventai il confidente del capo del Protocollo che mi affidò commissioni particolari. (Un esempio di come la verità può cambiare tutto).
Nei viaggi pastorali, nella mia veste da ufficiale, constatai con meraviglia che i miei sottufficiali agirono indipendentemente di propria iniziativa. Quando in situazioni importanti dovetti impartire disposizioni e mi risposero "no, ma, come, perchè" fui costretto a biasimarli, quindi si offesero o piansero. Il comandante della Gendarmeria, il quale nei viaggi è determinante, fu irritato terribilmente per le loro bambinate. Chiesi subito scusa al loro posto perchè indurre loro a farlo fu molto faticoso.
Ci voleva poco a capire come i signori colleghi avessero addottato due modi di guidare i subalterni: da me si esigeva impegno, ubbidienza e disciplina, mentre a loro si lasciava fare tutto.
Nel Consiglio degli Ufficiali, presente il sottufficiale, fu attribuita la colpa a me. Eventuali rimproveri avrei dovuti farli al ritorno.
In un`altra occasione scrissi un rapporto al ritorno del viaggio e di nuovo la colpa si diede a me ritenendo che le critiche andassero fatte all`istante.
Insomma: con tutti i mezzi si cercavano pretesti per indebolire la mia autorità.
Siccome non ci fu modo di farmi fuori fui accusato di appropriazione indebita nell`amministrazione di mensa e cucina delle Guardie. Chiesi subito un controllo di tutta la mia attività al riguardo. Aspettai un anno l`ispezione da parte della Segreteria di Stato: il capo dell`Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Non trovò niente di irregolare, chiese scusa, informò debitamente il Sostituto ed il segretario del Papa, ma rifiutò una dichiarazione liberatoria scritta per coprire la brutta figura del Comando.
Quando trovai finalmente il coraggio di difendermi con denti ed unghie contro questi brutti tiri (si potrebbe scrivere un libro) fui citato davanti ad un tribunale e condannato alla dimissione d`ufficio. Nessun avvocato mi potè difendere, fatti e prove vennero ignorati, testimoni favorevoli mai ammessi.
I miei colleghi (ex allievi) ricattarono e sobillarono persino il cappellano, il quale passò dalla loro parte, e con le loro forze unite scesero in campo contro di me in Segreteria di Stato: "O se ne va lui o ce ne andiamo noi!"
Purtroppo vi erano tante gravissime accuse contro il cappellano, ma mettere la testa sotto la ghigliottina anzichè a lui toccò a me.
Gli feci tanti favori, anche grandissimi, ed avemmo un ottimo rapporto, ma per salvarsi la pelle non mi appoggiò - e cosa tremenda - fui messo in cattiva luce da lui stesso presso i Vescovi. Loro intervennero contro me in modo decisivo, senza fare indagini, perchè ingannati. Come gli ufficiali, il cappellano raccontò soltanto le mie reazioni ma non le cause, tacendo tutto il resto della mia storia che grida vendetta.
Dopo la prima udienza del Tribunale entrai nella mensa all`ora di pranzo ed informai la truppa del mio destino. In seguito il Tribunale per questo atto mi fece severi rimproveri. La verità non doveva essere resa nota per lasciare spazio a pettegolezzi e misteri. Come reazione del Comando furono concesse più libertà per la truppa ed altre agevolazioni per far dimenticare lo scandalo.
Esattamente coloro che in futuro sarebbero andati avanti nella carriera mi rivoltarano la faccia. Nessuno mi disse una buona parola o mostrò compassione.
Invece i Ticinesi ed i Romands mi invitarono a cena. Vollero sapere di più della facenda e mi testimoniarono la loro viva solidarietà.
Fino all`ultimo uomo furono tutti presenti.
(Camerati di cultura latina: questo spontaneo atto di altruismo e carità Vostro non lo dimenticherò mai. Dio vi ricompensi infinitamente per tutta la vita!)
Vi furono anche quattro fedelissimi svizzeri tedeschi pronti a sottoporsi alla prova del fuoco per intercedere a mio favore presso la Segreteria di Stato.
Dovetti sconsigliarli saggiamente per non compromettere la loro permanenza nella Guardia.
(Vi sono eternamente grato e riconoscente!)
Vorrei infine non dimenticare quelle ex Guardie che si sono rivolte alle massime autorità della Chiesa per raccomandarmi alla loro pietà con delle lodi per la mia persona che fanno arrossire.
(Abbraccio Voi tutti, veramente tutti! Sieti inclusi ogni giorno nelle mie preghiere di gratitudine come autentici benefattori.)
Tre anni più tardi un nuovo comandante mi richiamò dal mio esilio per nominarmi insegnante di aggiornamento culturale delle Guardie, con visite guidate a Roma ed in Vaticano.
La vergogna che giaceva sul Corpo doveva essere estinta dalla vittima stessa.
Contro la mia volontà fui costretto di accettare la proposta per non perdere ogni speranza di riabilitazione e riparazione. Se avessi rifiutato avrebbero detto: "È colpa sua. Gli abbiamo offerto un incarico di prestigio, ma l`ha rifiutato!".
Anche in questo ruolo mi impegnai con tutte le mie forze.
Ma potevo io immaginare come sarebbe finita...?
Mai, perchè sono troppo ingenuo.
Certamente hanno conquistato con argutezza la mia piena fiducia e disponibilità pagandomi il 40% per le mie spese odontoiatriche.
Durante il mio servizio di 27 anni non ho mai gravato sulle finanze vaticane per la cura dei denti. Dato che sono stato costretto ad andarmene i miei denti sono stati sanati soltanto dopo la mia uscita.
Fino a poco tempo prima il risarcimento sarebbe ammontato al 100%.
Ma sfortunatamente una guardia giovane, durante soli due anni di servizio era riuscito a farsi pagare 54 milioni di Lire per la sua boccuccia d`oro.
Non venne obbligato a restituire quella ingente somma, di conseguenza tutti furono svantaggiati.
Un tipico esempio di come viene favorito un delinquente e punita l`intera truppa con tutte le generazioni future.
Per regolamento non c`è alcun diritto di rimborso spese odontoiatriche durante i primi due anni di servizio. (Ciò nonostante non sono meno grato nella preghiera a chi mi rese quel gesto d`amore.)
Nello spirito del Giubileo 2000 si organizzò sui tetti della caserma una festa di riconciliazione per me. Tutti coloro che mi avevano conosciuto dovettero parteciparvi. Come segno della mia grande gioia e prova della mia buona volontà al perdono depositai nell`armeria la mia corazza con elmo e spada.
Alla mia cacciata decisi di prendere l`antica armatura come pegno per le mie perdite economiche che mi furono causate dalle mie dimissioni coatte.
Fui veramente convinto che da detto giorno in poi tutto si sarebbe sistemato. Ma già durante la serata dovetti constatare come mi fossi sbagliato di grosso. Per tutta la sera non venne pronunciata alcuna parola di riconciliazione, per non parlare del male che mi è stato fatto. In alcune facce dei presenti lessi chiaramente scritto l`intolleranza dei miei ex allievi nei miei confronti.
Ero stato accusato da loro presso la Segreteria di Stato di essermi appropriato di cose preziose appartenenti alla Guardia. Ma fino ad oggi quest`autorità non è stata ancora informata che tutto è stato restituito, insieme con le divise che avrei potuto tenere. Nemmeno una ricevuta mi è stata consegnata.
Con un altro cambio di Comandante mi piombò addosso una nuova disgrazia. Incredibile ma vero: dopo tre anni di insegnamento fui estromesso dalla Guardia per la seconda volta, senza motivo e senza commento.
Chiesi spiegazioni al nuovo Comandante: "Ho letto negli atti che Lei è uno che vuole soldi!". Malgrado le mie notevoli perdite non avevo mai scritto una richiesta di questo genere! Me ne andai sbalordito, in silenzio.
Così sono stato ingannato su tutta la linea: il mio pegno, i miei crediti, la mia riabilitazione con riparazione, il mio incarico da insegnante.
E questo Comandante conobbe tutta la mia passione. Ebbi occasione di raccontargliela quando fu mio ospite a pranzo al ristorante "Cecilia Metella" con l`intera famiglia.
La sua carissima moglie in seguito mi affrontò in caserma ad alta voce in presenza delle Guardie: "Lei, cosa ha fatto a mio marito?" Io girai la domanda: "Signora, cosa ha fatto suo marito a me?".
Ella mi regalò due ore per ascoltare le mie giustificazioni e si convinse: "Allora mio marito mi ha mentito!"
(vuol dire: ...taciuto alla moglie che mi aveva cacciato senza motivo e parlato addirittura male di me semmai mi fossi lamantato con lei).
(Non ho parole per ringraziarla abbastanza ma di cuore ed ammirarla!)
Quando infine il cappellano mi incaricò sotto la propria regia per lo stesso compito giunse prontamente il veto dal Comandante: per la terza volta fui sepolto vivo.
In Vaticano un laico proibisce ad un prete di aiutare un povero innocente disgraziato...? Non poteva finire bene per lui...
Torniamo indietro di alcuni anni: un cambiamento al meglio nella Guardia Svizzera soppraggiunse soltanto nel 1998, dopo l`assassinio dell`allora Comandante. Subito venne proclamato da parte del presidente della Conferenza Episcopale Svizzera: "Non vogliamo giudicare!".
Invece io, innocente e maltrattato per decenni, sono stato giudicato e condannato sistematicamente (i Vescovi furono già stati informati tre volte sul mio caso!).
Il massimo giudice di Santa Romana Chiesa in persona (uno svizzero)
mi rifiutò un avvocato durante le Udienze in tribunale, al quale avevo diritto per legge vigente in Vaticano.
Comunque la sentenza era già stata stabilita in anticipo. Si indagava soltanto per trovare elementi accusatori per prima o poi far fuori anche i ricattattori.
Una difesa venne recuperata successivamente, in base ai protocolli da me firmati, ma soltanto per scagionare il Cardinale, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. La Corte non tenne più Udienza per emettere una sentenza nuova, visto che era emersa dalla difesa chiaramente la mia innocenza.
Il mio confessore mi aveva raccomandato di non firmare qualsiasi cosa, ma ho voluto anche in questo dimostrare fino in fondo la mia sincerità.
Anni dopo un cappellano (Dio gliene renda merito!) intervenne presso la Segreteria di Stato in mio favore per rivedere il mio caso, ma lì ancora furono spietati.
Durante lo scandalo mondiale durato tre mesi, dopo l`assassinio del Comandante, intervennero il Governo, i Vescovi e l`Esercito.
Finalmente si fecero riforme radicali nella Guardia. Per mia consolazione ebbi la soddisfazione che venissero attuate molte delle mie precedenti proposte di cambiamento, rinnovamento e tant`altro.
Dato che i migliori uomini durante decenni non videro un futuro nella Guardia e se ne andarono via, fui spesso usato come personaggio di "cartello", quando si trattò del prestigio del Corpo. Quest`espressione non è mia ma venne pronunciata da un ufficiale che mi stimava e mi voleva bene, ma purtroppo se ne andò via disgustato dai colleghi.
Alla sua visita di congedo dal Cardinale Segretario di Stato propose me come nuovo ufficiale. (Grazie di cuore!)
Diritti che ebbero i miei predecessori istruttori o altri sottufficiali con incarichi speciali mi furono negati sempre, sebbene i miei corsi d`istruzione fossero stati il doppio dei loro e molto più impegnativi. Mi sono sentito morire...
Per poter studiare le lingue fui costretto a prendere lezioni private.
Chi poteva frequentare il liceo e l`università o corsi di vario genere mentre i compagni lavoravano al loro posto non è mai stato grato e riconoscente. Partirono subito con il diploma in tasca per coprire pretenziosi incarichi e la Guardia non ebbe nessun vantaggio dai loro studi.
Io dovetti sempre dare, e soltanto dare, tanto.
Il segretario del comandante, il quale per compassione aveva cominciato ad introdurmi nei sistemi computer, venne rimproverato, mentre i colleghi ufficiali a spese del Vaticano frequentarono corsi organizzati.
(Gli sono tanto grato ancor oggi per il suo nobile gesto!)
Un`eccellente cintura nera di Judo fu costretto ad abbandonare il Corpo.
Per sostituirlo si scelse un giovanotto per formarlo insegnante di arti marziali, ma ben presto disse addio. Venne un famoso Maestro (II° Dan di Judo) per l`insegnamento di difesa personale. Bene o male toccò a me assisterlo. Per esserne abile frequentai per cinque anni (cintura marrone) le palestre del Maestro. Pagai tutto da tasca mia e portai con me anche i figli del Comandante e delle Guardie all`allenamento.
Allo scopo di imparare il maneggio del nuovo fucile andarono in Svizzera le mie precedenti reclute e lo dovetti apprendere da loro, sdraiato per terra insieme con i soldati della mia squadra.
Si pretese inoltre da me di preparare due futuri istruttori (nel caso che ci fosse stata una buona occasione per deporrmi dall`incarico).
Ne creai due capolavori rivelando loro tutti i segreti professionali dell`istruttore, con tutti i trucchi per un rapido successo.
In seguito i due mi misero in seria difficoltà e si lasciarono contro me.
Uno dei due venne presentato al posto mio addirittura alla TV Svizzera come istruttore delle Guardie Svizzere (dopo che io, non lui, ebbi tenuto tale cattedra per ben diciotto anni) non si vergognò neanche di rilasciare un`intervista al mio posto! Questo brutto scherzo fu escogitato per allontanarmi dalla caserma in vista di un servizio di rappresentanza a Palazzo.
Finchè fui sottufficiale non reagii mai a provocazioni di questo genere, ma morii di amarezza condannata al silenzio. Da ufficiale mi feci coraggio e decisi di tener testa ai nemici e scagliai loro in faccia le loro scelleratezze.
Insomma, puntualmente constatai con delusione come i miei allievi mi sorpassarano nella carriera. C`è da tenere conto che per tradizione il principio per avanzare di grado era quello di anzianità.
Per me non furono rispettati nè età nè meriti.
Con soddisfazione posso dire che quattro Comandanti e cinque ufficiali sono stati a scuola da me.
Reclamare in Segreteria di Stato non si poteva osare. Sarebbe stato mortale.
Tutt`al più uno si poteva forse lamentare in modo indiretto, non ufficiale, avendo confidenza con un prete di Curia.
Un anno prima di farmi il processo venni chiamato da Monsignor Sostituto: così scoprii che i miei Superiori si erano lamentati aspramente di me, perchè mi ero difeso contro le loro prepotenze inaudite. In Segreteria di Stato nessuno si ricordò più dello scandalo che accompagnò la mia nomina.
Vennero segnalate le mie reazioni ma non le cause che le provocarono, e non la precedente ventennale storia di maltrattamenti.
Per la prima volta in 26 anni mi diedero l`opportunità di vuotare il sacco.
Il capufficio del Papa (Mons. Sostituto) mi ascoltò per venti minuti raccomandandosi di non difendermi più. Glielo promisi, ma le cattiverie aumentarono. Non mi difesi mai, ma informai ogni volta Mons. Sostituto.
Non ci fu più nessun riscontro, la mia espulsione fu cosa decisa da tanto tempo.
Già due anni prima fui avvertito dal capo della Gendarmeria:"Ti vogliono impiccare, ma non hanno ancora deciso su quale albero!".
Al dunque Monsignor Sostituto pretese da me una dimissione sottoscritta che rifiutai esclamando:
- "Una firma sotto i crimini che ho subito per decenni? Così li renderei inesistenti!".
- Monsignor Sostituto replicò:"Devo scegliere il male minore... Lei deve andarsene perche gli altri quattro Le sono contro!"
- "Eccellenza, mi dia retta: mandi via quei quattro e mi lasci qui da solo. Non se ne pentirà, perchè conosco bene quei delinquenti!"
- "Lei esagera...!"
- "Ha ragione, sono delinquenti gentiluomini!"
Nel cuore della Chiesa non mi è stata fatta giustizia! Il processo fulmine decretò la mia espulsione. Assolutamente inaccettabile ed irragionevole!
La condanna venne emessa il 12 aprile 1995, Mercoledì Santo,
da tre sacerdoti consapevoli di condannare un innocente!
Seguì, purtroppo, anche l`assassinio del Comandante...
un omicidio evitabile se si fosse dato retta a me.
A questo punto è evidente che non ho raccolto mai lodi, gratitudine o parole di riconoscimento. Le medaglie e le decorazioni ricevute sono state automatiche benemerenze di avanzamento di carriera, non premi! Non ho mai visto un membro della Guardia ricevere un`onorificenza per meriti reali.
Al contrario chi veramente aveva tali requisiti come me, venne cestinato.
Per esempio: a Dili (Indonesia) fui l`unico della sicurezza a fermare dieci manifestanti che si muovevano cantando e danzando verso il palco.
Non si riusciva a capire bene se il gruppo facesse parte della cerimonia o meno. Li fermai con decisione davanti le scale e riuscii a tenerli buoni per due minuti prima che mi venne in aiuto un gendarme e poi la polizia. Giusto il tempo per consentire al Papa di ritirarsi senza terminare la S. Messa.
La sera apprendemmo che quei ragazzi furono uccisi, perchè avevano chiesto l`indipendenza dall`Indonesia per l`altra metà dell`isola.
Il mio atto coraggioso venne ignorato completamente.
La mia nomina a sergente, l`unica promozione durante diciotto anni di istruzione, è stata tenuta per sei mesi nel cassetto del Comandante.
Come avevo previsto mi fu tolto contemporaneamente anche l`incarico di istruttore per sminuire il mio prestigio in vista di una futura carriera da ufficiale.
Il mio successore fu talmente deludente (nominato per la carriera di interesse cantonale) che dopo il secondo corso fui forzato nuovamente all`insegnamento, come se non fosse successo niente, per altri dieci anni.
Per ottenere il mio nuovo grado dovette morire prima il Papa Paolo VI, ma non senza l`interessamento del Cardinale Camerlengo.
Quando poi mi fu affidata la responsabilità di sorveglianza dei due Conclavi (agosto e settembre 1978), compresi servizi d`onore per le Delegazioni Governative e gli Ambasciatori, (responsabilità che spettava invece ad un ufficiale), il comandante sfogò la sua collera su di me perchè convinto che io avessi fatto intrallazzi per ottenere l`incarico (intrighi ai quali loro abitualmente ricorrevano per raggiungere i loro scopi!).
Certamente fu sorvegliata anche la mia vita privata. Durante una passeggiata nelle strade di Roma vidi per caso un agente di Polizia di Stato (in servizio per la protezione del Vaticano, quindi un collega) nascosto in un corridoio di palazzo. Quando mi avvicinai per salutarlo tremava e farfugliava imbarazzato.
Mentre un uomo valente e fedele veniva represso e perseguitato (io!) alcune Guardie che lasciavano a desiderare venivano protette e sostenute.
Che poi le conseguenze di questo agire infame si potessero ripercuotere un bel giorno su tutta la Guardia, i nostri capi non lo sospettarono neanche.
Questo buonismo, atteggiamento falso e dannoso, provocò la coseguente ripetizione di comportamenti sbagliati da parte delle Guardie.
Irresponsabilmente si agiva anche altrove. Quando si scatenò il terrorismo fui delegato, insieme ad un altro sottufficiale, alla Scuola Italiana di Polizia "Castro Pretorio" per imparare dai due direttori quali provvedimenti prendere per la protezione del Papa.
Il mio rapporto sull`antiterrorismo venne gettato nel cestino e tutto rimase come prima. Perciò importanti misure di sicurezza non vennero prese prima che l`attentato accadesse.
Significativo è inoltre il fatto che le attività legate al mio nome sono sempre state taciute, mentre tutti i sottufficiali con incarichi speciali dovettero presentare un rapporto da pubblicare sulla rivista "La Guardia Svizzera" (Jahresbericht). Guarda caso, fui redattore e curatore della rivista, perciò doppia umiliazione per me.
Sentendo voci negative sul mio conto (perchè nessuno vuole sentire la verità), mi permetto qui di completare la mia storia: preciso che non voglio cadere nell`autocompiacimento.
Nessun altro ha mostrato più rispetto verso i Superiori e dato loro più soddisfazione di me. Questo contegno esemplare è confermato dal fatto che non ho ricevuto richiami e punizioni.
Una dedizione di questo genere non si improvvisa: occorre lavorare sodo per raggiungere questi livelli. Si consideri che sono stato permanentemente sorvegliato per essere colto sul fatto di una trasgressione.
Per dirne solo una: A Sydney (Australia), ricevetti precise istruzioni per la veglia notturna nella suite del Papa. Una procedura veramente inconsueta a meno che non si creino circostanze particolari. Alle 02.00 venne il segretario del Papa con il capo della Gendarmeria a controllarmi e naturalmente mi trovarono al mio posto. Per cinque ore non mi ero mosso neanche per andare al bagno. Volevano vedere con i loro occhi se fossi inaffidabile come certamente era stato loro riferito.
Presso detti personaggi godetti sempre la massima stima, ma evidentemente a causa delle calunnie giunte in Segreteria di Stato da parte dei miei Superiori anche loro rimasero disorientati.
Com`è facile infangare un rivale presso il Sovrano! Una sola parola è sufficiente per farlo se non si ascolta anche la vittima. Ci vuole uno spirito non prevenuto per capire bene la verità dov`è!
Ciò che più odiai fu il tradimento del camerata e la delazione. Per questo la sfiducia tra le guardie fu terribile. Altrettanto atroce fu anche il nepotismo (la preferenza secondo la provenienza cantonale). Il cappellano si espresse spontaneamente verso un cardinale francese quando questi gli chiese come andavano i suoi 'figli': "O Eminenza, i miei cari Svizzeri! Quando loro arrivano in Vaticano sono tutti bravi ragazzi. Appena entrati diventano peggio degl'Italiani!". In realta il peggiore di tutti fu proprio lui il quale abusando del suo grado di tenente-colonnello terrorizzò Truppa e Comando per due ventenni.
Rispondendo al mio accorato ricorso in appello a Papa Giovanni Paolo II, il Segretario di Stato a nome di Sua Santità mi disse, fra l`altro, che avrei potuto valermi dell`uso a vita del mio titolo di capitano.
La Guardia Svizzera fino ad oggi ha sempre ignorato questo gesto diplomatico verso me ingiustamente condannato, per umiliarmi e farmi indignare ulteriormente.
L`onnipotente Comando si macchiò di azioni infamanti verso me prima della mia nomina, durante l`incarico da ufficiale e dopo, quando caddi in disgrazia.
Per il suo comportamento instancabile nei miei confronti il Comando si autoaccusa di aperta ostilità senza rendersene conto.
Perchè la Guardia Svizzera odia non solo me ma anche chi mi frequenta?
Come si spiega che fuori dalla caserma sono amato e stimato da chi mi conosce? L`ostilità è causata dalla coscienza sporca dei colpevoli. Da parte mia non ho nulla da rimproverarmi perchè so di essere sincero e onesto.
Quando passo per il Vaticano incontro ovunque viva simpatia, tranne alcuni preti che sono stati "illuminati" dal Comando, come le Autorità a Friburgo ed a Berna. Nei loro uffici lavorarono persone che conobbero il mio lato migliore, ma proprio loro non mi hanno difeso quando scrissi, ma perfino tradito.
Considerando gli avvenimenti, a posteriori, sono molto meravigliato per quanti attestati di stima ebbi pure dall`Esercito Svizzero da parte di tre Comandanti di Stato Maggiore, da due Comandanti di Divisione e da un Comandante di Brigata. Da uno di loro mi venne riferito un complimento davvero lusinghiero che preferisco tacere.
Un colonnello benemerito dopo il suo pensionamento mi regalò il suo pugnale con dedica incisa "Fedeltà in Amicizia" in segno di stima per la mia persona e come riconoscimento per le mie numerose guide in favore della Scuola degli Ufficiali del Politecnico di Zurigo.
Con altri due colonnelli mantengo ancor oggi una salda amicizia.
Significativo fu anche il mio incontro con tutti i Comandanti di Polizia Svizzera nel 1977 dei quali ebbi cura come ospiti della Guardia Svizzera.
Dal Comandante della Polizia Cantonale di Berna ricevetti l`offerta di entrare nel suo Corpo senza dover sostenere alcun esame, bastava una breve introduzione.
(Contemporaneamente il preside delle scuole del mio paese d`origine mi volle come insegnante a condizioni facilitate ed il mio maestro di arti grafiche fu deciso ad affidare alla mia cura i suoi lavori più prestigiosi).
Per ottenere simili offerte di lavoro il soggetto deve essere considerato valido o fare almeno una buona impressione.
In Svizzera negli anni`90 all`opposto fu il comportamento del Governo Elvetico e della Conferenza Episcopale, indifferente e respingente nei confronti della mia vicenda.
Anche loro erano stati "informati" in modo dettagliato sul mio conto.
Qualunque fatto riferissi loro lo ritennero sempre falso perchè preferirono credere a quelle calunnie e sospettare che io fossi un imbroglione!
Io sono stato tradito dalla mia Patria, dai miei Vescovi e da chi in Vaticano doveva appurare la verità su di me.
Possibile che nessuno avesse riconosciuto i segni dei tempi? L`assassinio del Comandante, di sua moglie e del sottufficiale non sarebbe successo se fosse stata disposta un`inchiesta in base alle mie informazioni precise.
Se avessero espulso i veri colpevoli e non me, totalmente innocente, si sarebbe evitato questo triplice delitto: ne risponderanno a Dio!
Quindi il delitto fu una diretta conseguenza del caso "capitano Utz".
Il Papa non venne informato del mio allontanamento.
Tre anni dopo la mia eliminazione mi fu concessa un`Udienza privata, insieme con artisti ed amici, per far benedire un`immagine della Madonna dal Santo Padre.
Entrando il Papa mi vide subito e con l`indice puntato venne verso di me e disse: "Ma Lei non è più qui? Non La vedo più!" - "No, Padre Santo, mi sono congedato". Sentendo una voce dietro di sè il Papa cambio argomento. Feci la figura del maleducato perchè San Giovanni Paolo II mi voleva come suo ufficiale ed io non avevo neanche potuto congedarmi da Lui.
No, non era così: in realtà il Comando aveva sabotato la mia Udienza di congedo che invece mi era stata concessa con invito scritto dal Prefetto, per desiderio del segretario del Santo Padre, perchè gli ex allievi-camerati-Superiori non l`avrebbero mai richiesta nel timore che io potessi riferire al Papa in persona i loro delitti.
Tacqui, essendo sensibile, educato, buono e non volendo mettere in imbarazzo il Pontefice già malato, prospettandoGli questi intrighi di Palazzo.
Camerati!
Non vi vergognate di avermi gettato nella disgrazia, di aver calpestato la mia dignità ed il mio onore, di aver troncato la mia bella carriera, di aver rovinato la mia salute, di aver raccolto voi i frutti del mio sudore e del mio sangue?
Mi avete ucciso, anche se continuo a vivere con la morte nel cuore, soltanto perchè fui costretto a difendermi contro la vostra tirannia, come i nostri Padri nel 1291 contro l`Imperatore!
Io non mi sono vendicato, ma gli Antichi presero le armi.
DIO che cosa vi dirà ?
Non abbiate paura, vi ho perdonato e ho sempre pregato per voi, anche quando vissi ancora tra di voi, affinche tutto vada bene nella vostra vita terrena: desidero rivedervi in Paradiso. (E lo dico sinceramente).
Ma anche voi mi avete perdonato e pregate per me???
Questa è in sintesi la tragica cronaca della passione di Martin Utz nella Guardia Svizzera (dal 1968 al 1995).
Forse è troppo tardi perchè ne parlo per la prima volta soltanto dopo ventun anni.
Ma se tacessi ancora si confermerebbe l`impressione della mia colpevolezza, mentre io voglio la piena riabilitazione del mio buon nome!!!
Di molte altre cose gravissime preferisco tacere, perchè ne sono già abbastanza disgustato...
Volutamente non faccio nomi, non per viltà o timore,
ma per MISERICORDIA.
Una cosa è certa: la partita l`avrei vinta io se io lo avessi voluto.
Pochi giorni prima di apparire davanti al tribunale sarebbe bastata da parte mia una sola parola per capovolgere la mia posizione in mio favore, in modo tale da far riscrivere la storia della Guardia Svizzera dal 1995 in poi.
O si è uomo di carattere oppure no.
Viviamo "L`Anno Santo della MISERICORDIA".
Ci sarà pietà e perdono anche per un innocente come me???
Trionferà per me la Giustizia e la Verità???

Per rispetto verso il Papa e la Chiesa non ho mai parlato della mia storia durante ventun anni (1995-2016).
In questo arco di tempo la Guardia Svizzera ha causato mostruosi scandali e sarebbe quindi ridicolo recitare ancora la parte di un martire.
Chi tace acconsente. Mi preme gridare al cielo per come sono stato tormentato con ingiustizie inaudite durante il mio servizio attivo (1968-1995) e ora da pensionato (dal 1995) per le cattiverie che devo subire.
Inoltre mi spinge a farlo l`ostinato silenzio di coloro che conoscono perfettamente la mia innocenza, ma non mi assistono per coprire la vergogna della Guardia. Non può essere vero ciò che non deve accadere!
In poche parole: sono stato vittima di gelosia e di invidia da parte di gente maniaca per la carriera, mescolate al fanatismo religioso.
Queste passioni oscure hanno fatto affondare nel fango un uomo d`onore con tanti meriti acquisiti. Coloro che mi annientarono furono miei ex allievi.
Avendo fatto carriera, da Superiori abusarono del loro potere per distruggere me.
La Guardia Svizzera dalla fine degli anni cinquanta si cacciò per propria colpa in una profonda crisi esistenziale, peggiorata ancora più dal problema della mancanza di nuove leve durante il periodo di congiuntura alta degli anni sessanta-settanta. Il Corpo fu sull`orlo dell`abisso. Nel 1968 entrai a far parte di questa Guardia.
Nel 1970 furono sciolti tre Corpi militari di Guardie pontificie. La Guardia Svizzera rimase l`unico Corpo militare ma in uno stato piuttosto malandato.
In ginocchio ci implorarono di salvare il Corpo militare più antico del mondo restando in servizio prolungato. Quindi i giovani dovevano espiare pagando le malefatte e gli errori dei vecchi reponsabili.
Accettai la sfida e dopo diciannove mesi mi fu affidata l`istruzione delle reclute. In massa vennero studenti universitari come guardie ausiliari.
Questo incarico m`impegnò per la media di sette volte l`anno, per la durata di diciotto anni, e mi fu ricompensato con un`unica promozione: quella del sergente.
Il vertice militare non fu in grado di formare un Corpo nuovo, conforme ai tempi, per soddisfare le esigenze, la fiducia e le aspettative del Santo Padre Paolo VI e dei suoi collaboratori, dato che la guida spirituale interferiva, governava e rovinava tutto.
Insieme ad un compagno (un forte abbraccio!) andai diverse volte in pellegrinaggio perchè fummo coscienti che la salvezza per la nave che affondava potesse soltanto giungere dal Cielo...
Ma la Grazia Divina fu respinta dagli uomini per venticinque anni prima di poter operare.
Quella manciata di Guardie che in tempi senza speranza resistettero e si sacrificarono, hanno salvato la Guardia Svizzera da una fine rovinosa.
Questo atto fu vero eroismo, ma oggi non se ne deve più parlare perchè le nuove generazioni pretendono tutti i meriti per loro stessi, anche per risparmiarsi parole di elogio e di gratitudine per noi altri.
Alla Guardia resi tanti altri servizi: supplenze in vari incarichi, proposte per riforme, l`abbozzo per il primo ordine di servizio (e poi fecero risultare un altro come autore), guide per gli ospiti e per la truppa, la cura e la pubblicazione del Rapporto Annuale, aiuto di vario genere alle Guardie (fra l`altro il mio impegno per salvare una famiglia), la preghiera, l`esempio, la stima guadagnata in Vaticano.
Altrettanto la Guardia poteva approfittare del mio incarico nella Segreteria privata del Santo Padre (18 anni) e presso la Radio Vaticana (6 anni).
In buona coscienza posso sostenere d`aver dato il contributo più importante per la sopravvivenza della Guardia Svizzera.
Ho compiuto senza assistenti 125 corsi per reclute, anche la formazione dei sottufficiali ed il collaudo di esami.
Non voglio ritenermi migliore di altri, ma davvero in Vaticano ho messo in pratica consapevolmente i principi di verità, giustizia e carità perchè lì tali virtù vengono insegnate tutti i giorni.
Purtroppo certi Superiori per decine di anni mi erano combattuto con perfidia e calunnia. Queste cattiverie hanno gravato tanto sulla mia giovane vita.
Eppure non ho criticato i Superiori, non mi sono inmischiato nei loro affari, non li ho offesi o umiliati con comportamenti arroganti o altezzosi.
Al contrario ho soddisfatto ogni loro desiderio. Viceversa sono stato per loro considerato soltanto un intralcio sebbene la mia ubbidienza sia stata assoluta.
Dopo vent`anni, per bloccare la mia carriera ad ufficiale, voluta dall`alto, in Segreteria di Stato venne riferito sul mio conto:
"Egli ha fatto niente per la Guardia, non si trova mai in caserma, possiede una casa in campagna ed un appartamento al centro di Roma.
Non sappiamo come è riuscito a permetterselo". Quindi un`allusione a vita non seria e non onesta. Infatti andai nei giorni liberi spesso nella campagna romana da amici, per dimenticare e riposare, ma la tenuta non appartiene a me! Oggi custodisco quelle terre ma non sono stato mai proprietario!
Un appartamento in città lo presi in affitto in vista del mio probabile pensionamento. Per quattro anni pagai l`affitto a vuoto perchè necessitava di un restauro totale. Mandai il contratto d`affitto e le chiavi al Monsignor Sostituto per un`ispezione, onde dimostrare che l`appartamento non poteva essere abitato. Non scherzo dicendo che Monsignor Sostituto mi diede uno bello schiaffo in faccia nel suo ufficio dicendo: "Pensi che noi non ti crediamo?".
Malgrado ciò divenni ufficiale senza aver chiesto qualcosa, per esplicito desiderio di San Giovanni Paolo II e del suo segretario particolare. La mia noncuranza fu talmente eclatante che la gente che mi stimava s`indignò a tal punto da riparare rendendo di dominio pubblico il mio caso.
Il comandante ed il cappellano vennero messi dal Sostituto (mano sinistra del Papa) davanti alla scelta di accettare me come ufficiale o di andarsene via: "Voi fino adesso avete solo fatto chiacchiere su di lui. Egli ha portato le prove". Il primo restò in carica, il secondo dovette partire per rifiuto di ubbidienza. Naturalmente si ritenne me il responsabile e fui considerato un mostro, perchè nessuno seppe come stavano le cose: se oggi non parlassi si continuerebbe a considerarmi un malvagio.
Da allora davvero si scatenò il diavolo contro di me. Non mi lasciarono esercitare pienamente la mia funzione di capitano.
Fui sovraccaricato di lavoro ed isolato. Ciascun ufficiale aveva il proprio aiutante, invece solo un sottufficiale mi sostuì durante le mie vacanze.
Il capitano Utz fu tenuto da parte laddove si incontravano alte personalità.
Durante la visita del presidente degli Stati Uniti dovetti tenere dietro le sbarre gli americani, con il primo presidente della Russia vegliare dietro una porta chiusa anzichè rappresentare in divisa nelle stanze
del Papa.
Durante i sopralluoghi con i Servizi Segreti accompagnavano i miei colleghi, non io ufficiale di giornata.
Per l`occasione dell`inaugurazione della Cappella Sistina - un evento di fama mondiale - mi fecero controllare fotografi, giornalisti ed operatori televisivi. Terminato il controllo mi lasciarono cinque ore là, seduto all`ingresso, mentre nelle logge, nelle sale e nella cappella passeggiavano giovani guardie e sottufficiali. Così i Superiori fecero la corte alle ingenue Guardie per farsi amare, degradando il capitano Utz a subalterno della truppa, a portiere.
Per non parlare delle pubbliche relazioni con gli Uffici del Vaticano. L`interlocutore per la Guardia Svizzera in Segreteria di Stato (anche capo del Protocollo e responsabile per il Corpo Diplomatico), alla partenza del Papa per l`Asia stringendomi la mano domandò con un`aria di aulica sufficienza: "Lei chi è? Non la conosco." Non sono rimasto debitore di un`adeguata risposta al prelato, il quale mi conosceva benissimo da dieci anni.
Dopo la mia nomina a ufficiale il suddetto mi si raccomandò di non andare a cantare vittoria. Quest`uomo non ha mai risposto al mio saluto, frequentò in privato le giovani Guardie, i quali sicuramente parlavano solo bene di me, ma il prelato era assoggettato al Comando.
(Un esempio di come può degenerare la maldicenza.)
Infine il nuovo cappellano mi mise in buona luce presso detto Monsignore.
Diventai il confidente del capo del Protocollo che mi affidò commissioni particolari. (Un esempio di come la verità può cambiare tutto).
Nei viaggi pastorali, nella mia veste da ufficiale, constatai con meraviglia che i miei sottufficiali agirono indipendentemente di propria iniziativa. Quando in situazioni importanti dovetti impartire disposizioni e mi risposero "no, ma, come, perchè" fui costretto a biasimarli, quindi si offesero o piansero. Il comandante della Gendarmeria, il quale nei viaggi è determinante, fu irritato terribilmente per le loro bambinate. Chiesi subito scusa al loro posto perchè indurre loro a farlo fu molto faticoso.
Ci voleva poco a capire come i signori colleghi avessero addottato due modi di guidare i subalterni: da me si esigeva impegno, ubbidienza e disciplina, mentre a loro si lasciava fare tutto.
Nel Consiglio degli Ufficiali, presente il sottufficiale, fu attribuita la colpa a me. Eventuali rimproveri avrei dovuti farli al ritorno.
In un`altra occasione scrissi un rapporto al ritorno del viaggio e di nuovo la colpa si diede a me ritenendo che le critiche andassero fatte all`istante.
Insomma: con tutti i mezzi si cercavano pretesti per indebolire la mia autorità.
Siccome non ci fu modo di farmi fuori fui accusato di appropriazione indebita nell`amministrazione di mensa e cucina delle Guardie. Chiesi subito un controllo di tutta la mia attività al riguardo. Aspettai un anno l`ispezione da parte della Segreteria di Stato: il capo dell`Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica.
Non trovò niente di irregolare, chiese scusa, informò debitamente il Sostituto ed il segretario del Papa, ma rifiutò una dichiarazione liberatoria scritta per coprire la brutta figura del Comando.
Quando trovai finalmente il coraggio di difendermi con denti ed unghie contro questi brutti tiri (si potrebbe scrivere un libro) fui citato davanti ad un tribunale e condannato alla dimissione d`ufficio. Nessun avvocato mi potè difendere, fatti e prove vennero ignorati, testimoni favorevoli mai ammessi.
I miei colleghi (ex allievi) ricattarono e sobillarono persino il cappellano, il quale passò dalla loro parte, e con le loro forze unite scesero in campo contro di me in Segreteria di Stato: "O se ne va lui o ce ne andiamo noi!"
Purtroppo vi erano tante gravissime accuse contro il cappellano, ma mettere la testa sotto la ghigliottina anzichè a lui toccò a me.
Gli feci tanti favori, anche grandissimi, ed avemmo un ottimo rapporto, ma per salvarsi la pelle non mi appoggiò - e cosa tremenda - fui messo in cattiva luce da lui stesso presso i Vescovi. Loro intervennero contro me in modo decisivo, senza fare indagini, perchè ingannati. Come gli ufficiali, il cappellano raccontò soltanto le mie reazioni ma non le cause, tacendo tutto il resto della mia storia che grida vendetta.
Dopo la prima udienza del Tribunale entrai nella mensa all`ora di pranzo ed informai la truppa del mio destino. In seguito il Tribunale per questo atto mi fece severi rimproveri. La verità non doveva essere resa nota per lasciare spazio a pettegolezzi e misteri. Come reazione del Comando furono concesse più libertà per la truppa ed altre agevolazioni per far dimenticare lo scandalo.
Esattamente coloro che in futuro sarebbero andati avanti nella carriera mi rivoltarano la faccia. Nessuno mi disse una buona parola o mostrò compassione.
Invece i Ticinesi ed i Romands mi invitarono a cena. Vollero sapere di più della facenda e mi testimoniarono la loro viva solidarietà.
Fino all`ultimo uomo furono tutti presenti.
(Camerati di cultura latina: questo spontaneo atto di altruismo e carità Vostro non lo dimenticherò mai. Dio vi ricompensi infinitamente per tutta la vita!)
Vi furono anche quattro fedelissimi svizzeri tedeschi pronti a sottoporsi alla prova del fuoco per intercedere a mio favore presso la Segreteria di Stato.
Dovetti sconsigliarli saggiamente per non compromettere la loro permanenza nella Guardia.
(Vi sono eternamente grato e riconoscente!)
Vorrei infine non dimenticare quelle ex Guardie che si sono rivolte alle massime autorità della Chiesa per raccomandarmi alla loro pietà con delle lodi per la mia persona che fanno arrossire.
(Abbraccio Voi tutti, veramente tutti! Sieti inclusi ogni giorno nelle mie preghiere di gratitudine come autentici benefattori.)
Tre anni più tardi un nuovo comandante mi richiamò dal mio esilio per nominarmi insegnante di aggiornamento culturale delle Guardie, con visite guidate a Roma ed in Vaticano.
La vergogna che giaceva sul Corpo doveva essere estinta dalla vittima stessa.
Contro la mia volontà fui costretto di accettare la proposta per non perdere ogni speranza di riabilitazione e riparazione. Se avessi rifiutato avrebbero detto: "È colpa sua. Gli abbiamo offerto un incarico di prestigio, ma l`ha rifiutato!".
Anche in questo ruolo mi impegnai con tutte le mie forze.
Ma potevo io immaginare come sarebbe finita...?
Mai, perchè sono troppo ingenuo.
Certamente hanno conquistato con argutezza la mia piena fiducia e disponibilità pagandomi il 40% per le mie spese odontoiatriche.
Durante il mio servizio di 27 anni non ho mai gravato sulle finanze vaticane per la cura dei denti. Dato che sono stato costretto ad andarmene i miei denti sono stati sanati soltanto dopo la mia uscita.
Fino a poco tempo prima il risarcimento sarebbe ammontato al 100%.
Ma sfortunatamente una guardia giovane, durante soli due anni di servizio era riuscito a farsi pagare 54 milioni di Lire per la sua boccuccia d`oro.
Non venne obbligato a restituire quella ingente somma, di conseguenza tutti furono svantaggiati.
Un tipico esempio di come viene favorito un delinquente e punita l`intera truppa con tutte le generazioni future.
Per regolamento non c`è alcun diritto di rimborso spese odontoiatriche durante i primi due anni di servizio. (Ciò nonostante non sono meno grato nella preghiera a chi mi rese quel gesto d`amore.)
Nello spirito del Giubileo 2000 si organizzò sui tetti della caserma una festa di riconciliazione per me. Tutti coloro che mi avevano conosciuto dovettero parteciparvi. Come segno della mia grande gioia e prova della mia buona volontà al perdono depositai nell`armeria la mia corazza con elmo e spada.
Alla mia cacciata decisi di prendere l`antica armatura come pegno per le mie perdite economiche che mi furono causate dalle mie dimissioni coatte.
Fui veramente convinto che da detto giorno in poi tutto si sarebbe sistemato. Ma già durante la serata dovetti constatare come mi fossi sbagliato di grosso. Per tutta la sera non venne pronunciata alcuna parola di riconciliazione, per non parlare del male che mi è stato fatto. In alcune facce dei presenti lessi chiaramente scritto l`intolleranza dei miei ex allievi nei miei confronti.
Ero stato accusato da loro presso la Segreteria di Stato di essermi appropriato di cose preziose appartenenti alla Guardia. Ma fino ad oggi quest`autorità non è stata ancora informata che tutto è stato restituito, insieme con le divise che avrei potuto tenere. Nemmeno una ricevuta mi è stata consegnata.
Con un altro cambio di Comandante mi piombò addosso una nuova disgrazia. Incredibile ma vero: dopo tre anni di insegnamento fui estromesso dalla Guardia per la seconda volta, senza motivo e senza commento.
Chiesi spiegazioni al nuovo Comandante: "Ho letto negli atti che Lei è uno che vuole soldi!". Malgrado le mie notevoli perdite non avevo mai scritto una richiesta di questo genere! Me ne andai sbalordito, in silenzio.
Così sono stato ingannato su tutta la linea: il mio pegno, i miei crediti, la mia riabilitazione con riparazione, il mio incarico da insegnante.
E questo Comandante conobbe tutta la mia passione. Ebbi occasione di raccontargliela quando fu mio ospite a pranzo al ristorante "Cecilia Metella" con l`intera famiglia.
La sua carissima moglie in seguito mi affrontò in caserma ad alta voce in presenza delle Guardie: "Lei, cosa ha fatto a mio marito?" Io girai la domanda: "Signora, cosa ha fatto suo marito a me?".
Ella mi regalò due ore per ascoltare le mie giustificazioni e si convinse: "Allora mio marito mi ha mentito!"
(vuol dire: ...taciuto alla moglie che mi aveva cacciato senza motivo e parlato addirittura male di me semmai mi fossi lamantato con lei).
(Non ho parole per ringraziarla abbastanza ma di cuore ed ammirarla!)
Quando infine il cappellano mi incaricò sotto la propria regia per lo stesso compito giunse prontamente il veto dal Comandante: per la terza volta fui sepolto vivo.
In Vaticano un laico proibisce ad un prete di aiutare un povero innocente disgraziato...? Non poteva finire bene per lui...
Torniamo indietro di alcuni anni: un cambiamento al meglio nella Guardia Svizzera soppraggiunse soltanto nel 1998, dopo l`assassinio dell`allora Comandante. Subito venne proclamato da parte del presidente della Conferenza Episcopale Svizzera: "Non vogliamo giudicare!".
Invece io, innocente e maltrattato per decenni, sono stato giudicato e condannato sistematicamente (i Vescovi furono già stati informati tre volte sul mio caso!).
Il massimo giudice di Santa Romana Chiesa in persona (uno svizzero)
mi rifiutò un avvocato durante le Udienze in tribunale, al quale avevo diritto per legge vigente in Vaticano.
Comunque la sentenza era già stata stabilita in anticipo. Si indagava soltanto per trovare elementi accusatori per prima o poi far fuori anche i ricattattori.
Una difesa venne recuperata successivamente, in base ai protocolli da me firmati, ma soltanto per scagionare il Cardinale, prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica. La Corte non tenne più Udienza per emettere una sentenza nuova, visto che era emersa dalla difesa chiaramente la mia innocenza.
Il mio confessore mi aveva raccomandato di non firmare qualsiasi cosa, ma ho voluto anche in questo dimostrare fino in fondo la mia sincerità.
Anni dopo un cappellano (Dio gliene renda merito!) intervenne presso la Segreteria di Stato in mio favore per rivedere il mio caso, ma lì ancora furono spietati.
Durante lo scandalo mondiale durato tre mesi, dopo l`assassinio del Comandante, intervennero il Governo, i Vescovi e l`Esercito.
Finalmente si fecero riforme radicali nella Guardia. Per mia consolazione ebbi la soddisfazione che venissero attuate molte delle mie precedenti proposte di cambiamento, rinnovamento e tant`altro.
Dato che i migliori uomini durante decenni non videro un futuro nella Guardia e se ne andarono via, fui spesso usato come personaggio di "cartello", quando si trattò del prestigio del Corpo. Quest`espressione non è mia ma venne pronunciata da un ufficiale che mi stimava e mi voleva bene, ma purtroppo se ne andò via disgustato dai colleghi.
Alla sua visita di congedo dal Cardinale Segretario di Stato propose me come nuovo ufficiale. (Grazie di cuore!)
Diritti che ebbero i miei predecessori istruttori o altri sottufficiali con incarichi speciali mi furono negati sempre, sebbene i miei corsi d`istruzione fossero stati il doppio dei loro e molto più impegnativi. Mi sono sentito morire...
Per poter studiare le lingue fui costretto a prendere lezioni private.
Chi poteva frequentare il liceo e l`università o corsi di vario genere mentre i compagni lavoravano al loro posto non è mai stato grato e riconoscente. Partirono subito con il diploma in tasca per coprire pretenziosi incarichi e la Guardia non ebbe nessun vantaggio dai loro studi.
Io dovetti sempre dare, e soltanto dare, tanto.
Il segretario del comandante, il quale per compassione aveva cominciato ad introdurmi nei sistemi computer, venne rimproverato, mentre i colleghi ufficiali a spese del Vaticano frequentarono corsi organizzati.
(Gli sono tanto grato ancor oggi per il suo nobile gesto!)
Un`eccellente cintura nera di Judo fu costretto ad abbandonare il Corpo.
Per sostituirlo si scelse un giovanotto per formarlo insegnante di arti marziali, ma ben presto disse addio. Venne un famoso Maestro (II° Dan di Judo) per l`insegnamento di difesa personale. Bene o male toccò a me assisterlo. Per esserne abile frequentai per cinque anni (cintura marrone) le palestre del Maestro. Pagai tutto da tasca mia e portai con me anche i figli del Comandante e delle Guardie all`allenamento.
Allo scopo di imparare il maneggio del nuovo fucile andarono in Svizzera le mie precedenti reclute e lo dovetti apprendere da loro, sdraiato per terra insieme con i soldati della mia squadra.
Si pretese inoltre da me di preparare due futuri istruttori (nel caso che ci fosse stata una buona occasione per deporrmi dall`incarico).
Ne creai due capolavori rivelando loro tutti i segreti professionali dell`istruttore, con tutti i trucchi per un rapido successo.
In seguito i due mi misero in seria difficoltà e si lasciarono contro me.
Uno dei due venne presentato al posto mio addirittura alla TV Svizzera come istruttore delle Guardie Svizzere (dopo che io, non lui, ebbi tenuto tale cattedra per ben diciotto anni) non si vergognò neanche di rilasciare un`intervista al mio posto! Questo brutto scherzo fu escogitato per allontanarmi dalla caserma in vista di un servizio di rappresentanza a Palazzo.
Finchè fui sottufficiale non reagii mai a provocazioni di questo genere, ma morii di amarezza condannata al silenzio. Da ufficiale mi feci coraggio e decisi di tener testa ai nemici e scagliai loro in faccia le loro scelleratezze.
Insomma, puntualmente constatai con delusione come i miei allievi mi sorpassarano nella carriera. C`è da tenere conto che per tradizione il principio per avanzare di grado era quello di anzianità.
Per me non furono rispettati nè età nè meriti.
Con soddisfazione posso dire che quattro Comandanti e cinque ufficiali sono stati a scuola da me.
Reclamare in Segreteria di Stato non si poteva osare. Sarebbe stato mortale.
Tutt`al più uno si poteva forse lamentare in modo indiretto, non ufficiale, avendo confidenza con un prete di Curia.
Un anno prima di farmi il processo venni chiamato da Monsignor Sostituto: così scoprii che i miei Superiori si erano lamentati aspramente di me, perchè mi ero difeso contro le loro prepotenze inaudite. In Segreteria di Stato nessuno si ricordò più dello scandalo che accompagnò la mia nomina.
Vennero segnalate le mie reazioni ma non le cause che le provocarono, e non la precedente ventennale storia di maltrattamenti.
Per la prima volta in 26 anni mi diedero l`opportunità di vuotare il sacco.
Il capufficio del Papa (Mons. Sostituto) mi ascoltò per venti minuti raccomandandosi di non difendermi più. Glielo promisi, ma le cattiverie aumentarono. Non mi difesi mai, ma informai ogni volta Mons. Sostituto.
Non ci fu più nessun riscontro, la mia espulsione fu cosa decisa da tanto tempo.
Già due anni prima fui avvertito dal capo della Gendarmeria:"Ti vogliono impiccare, ma non hanno ancora deciso su quale albero!".
Al dunque Monsignor Sostituto pretese da me una dimissione sottoscritta che rifiutai esclamando:
- "Una firma sotto i crimini che ho subito per decenni? Così li renderei inesistenti!".
- Monsignor Sostituto replicò:"Devo scegliere il male minore... Lei deve andarsene perche gli altri quattro Le sono contro!"
- "Eccellenza, mi dia retta: mandi via quei quattro e mi lasci qui da solo. Non se ne pentirà, perchè conosco bene quei delinquenti!"
- "Lei esagera...!"
- "Ha ragione, sono delinquenti gentiluomini!"
Nel cuore della Chiesa non mi è stata fatta giustizia! Il processo fulmine decretò la mia espulsione. Assolutamente inaccettabile ed irragionevole!
La condanna venne emessa il 12 aprile 1995, Mercoledì Santo,
da tre sacerdoti consapevoli di condannare un innocente!
Seguì, purtroppo, anche l`assassinio del Comandante...
un omicidio evitabile se si fosse dato retta a me.
A questo punto è evidente che non ho raccolto mai lodi, gratitudine o parole di riconoscimento. Le medaglie e le decorazioni ricevute sono state automatiche benemerenze di avanzamento di carriera, non premi! Non ho mai visto un membro della Guardia ricevere un`onorificenza per meriti reali.
Al contrario chi veramente aveva tali requisiti come me, venne cestinato.
Per esempio: a Dili (Indonesia) fui l`unico della sicurezza a fermare dieci manifestanti che si muovevano cantando e danzando verso il palco.
Non si riusciva a capire bene se il gruppo facesse parte della cerimonia o meno. Li fermai con decisione davanti le scale e riuscii a tenerli buoni per due minuti prima che mi venne in aiuto un gendarme e poi la polizia. Giusto il tempo per consentire al Papa di ritirarsi senza terminare la S. Messa.
La sera apprendemmo che quei ragazzi furono uccisi, perchè avevano chiesto l`indipendenza dall`Indonesia per l`altra metà dell`isola.
Il mio atto coraggioso venne ignorato completamente.
La mia nomina a sergente, l`unica promozione durante diciotto anni di istruzione, è stata tenuta per sei mesi nel cassetto del Comandante.
Come avevo previsto mi fu tolto contemporaneamente anche l`incarico di istruttore per sminuire il mio prestigio in vista di una futura carriera da ufficiale.
Il mio successore fu talmente deludente (nominato per la carriera di interesse cantonale) che dopo il secondo corso fui forzato nuovamente all`insegnamento, come se non fosse successo niente, per altri dieci anni.
Per ottenere il mio nuovo grado dovette morire prima il Papa Paolo VI, ma non senza l`interessamento del Cardinale Camerlengo.
Quando poi mi fu affidata la responsabilità di sorveglianza dei due Conclavi (agosto e settembre 1978), compresi servizi d`onore per le Delegazioni Governative e gli Ambasciatori, (responsabilità che spettava invece ad un ufficiale), il comandante sfogò la sua collera su di me perchè convinto che io avessi fatto intrallazzi per ottenere l`incarico (intrighi ai quali loro abitualmente ricorrevano per raggiungere i loro scopi!).
Certamente fu sorvegliata anche la mia vita privata. Durante una passeggiata nelle strade di Roma vidi per caso un agente di Polizia di Stato (in servizio per la protezione del Vaticano, quindi un collega) nascosto in un corridoio di palazzo. Quando mi avvicinai per salutarlo tremava e farfugliava imbarazzato.
Mentre un uomo valente e fedele veniva represso e perseguitato (io!) alcune Guardie che lasciavano a desiderare venivano protette e sostenute.
Che poi le conseguenze di questo agire infame si potessero ripercuotere un bel giorno su tutta la Guardia, i nostri capi non lo sospettarono neanche.
Questo buonismo, atteggiamento falso e dannoso, provocò la coseguente ripetizione di comportamenti sbagliati da parte delle Guardie.
Irresponsabilmente si agiva anche altrove. Quando si scatenò il terrorismo fui delegato, insieme ad un altro sottufficiale, alla Scuola Italiana di Polizia "Castro Pretorio" per imparare dai due direttori quali provvedimenti prendere per la protezione del Papa.
Il mio rapporto sull`antiterrorismo venne gettato nel cestino e tutto rimase come prima. Perciò importanti misure di sicurezza non vennero prese prima che l`attentato accadesse.
Significativo è inoltre il fatto che le attività legate al mio nome sono sempre state taciute, mentre tutti i sottufficiali con incarichi speciali dovettero presentare un rapporto da pubblicare sulla rivista "La Guardia Svizzera" (Jahresbericht). Guarda caso, fui redattore e curatore della rivista, perciò doppia umiliazione per me.
Sentendo voci negative sul mio conto (perchè nessuno vuole sentire la verità), mi permetto qui di completare la mia storia: preciso che non voglio cadere nell`autocompiacimento.
Nessun altro ha mostrato più rispetto verso i Superiori e dato loro più soddisfazione di me. Questo contegno esemplare è confermato dal fatto che non ho ricevuto richiami e punizioni.
Una dedizione di questo genere non si improvvisa: occorre lavorare sodo per raggiungere questi livelli. Si consideri che sono stato permanentemente sorvegliato per essere colto sul fatto di una trasgressione.
Per dirne solo una: A Sydney (Australia), ricevetti precise istruzioni per la veglia notturna nella suite del Papa. Una procedura veramente inconsueta a meno che non si creino circostanze particolari. Alle 02.00 venne il segretario del Papa con il capo della Gendarmeria a controllarmi e naturalmente mi trovarono al mio posto. Per cinque ore non mi ero mosso neanche per andare al bagno. Volevano vedere con i loro occhi se fossi inaffidabile come certamente era stato loro riferito.
Presso detti personaggi godetti sempre la massima stima, ma evidentemente a causa delle calunnie giunte in Segreteria di Stato da parte dei miei Superiori anche loro rimasero disorientati.
Com`è facile infangare un rivale presso il Sovrano! Una sola parola è sufficiente per farlo se non si ascolta anche la vittima. Ci vuole uno spirito non prevenuto per capire bene la verità dov`è!
Ciò che più odiai fu il tradimento del camerata e la delazione. Per questo la sfiducia tra le guardie fu terribile. Altrettanto atroce fu anche il nepotismo (la preferenza secondo la provenienza cantonale). Il cappellano si espresse spontaneamente verso un cardinale francese quando questi gli chiese come andavano i suoi 'figli': "O Eminenza, i miei cari Svizzeri! Quando loro arrivano in Vaticano sono tutti bravi ragazzi. Appena entrati diventano peggio degl'Italiani!". In realta il peggiore di tutti fu proprio lui il quale abusando del suo grado di tenente-colonnello terrorizzò Truppa e Comando per due ventenni.
Rispondendo al mio accorato ricorso in appello a Papa Giovanni Paolo II, il Segretario di Stato a nome di Sua Santità mi disse, fra l`altro, che avrei potuto valermi dell`uso a vita del mio titolo di capitano.
La Guardia Svizzera fino ad oggi ha sempre ignorato questo gesto diplomatico verso me ingiustamente condannato, per umiliarmi e farmi indignare ulteriormente.
L`onnipotente Comando si macchiò di azioni infamanti verso me prima della mia nomina, durante l`incarico da ufficiale e dopo, quando caddi in disgrazia.
Per il suo comportamento instancabile nei miei confronti il Comando si autoaccusa di aperta ostilità senza rendersene conto.
Perchè la Guardia Svizzera odia non solo me ma anche chi mi frequenta?
Come si spiega che fuori dalla caserma sono amato e stimato da chi mi conosce? L`ostilità è causata dalla coscienza sporca dei colpevoli. Da parte mia non ho nulla da rimproverarmi perchè so di essere sincero e onesto.
Quando passo per il Vaticano incontro ovunque viva simpatia, tranne alcuni preti che sono stati "illuminati" dal Comando, come le Autorità a Friburgo ed a Berna. Nei loro uffici lavorarono persone che conobbero il mio lato migliore, ma proprio loro non mi hanno difeso quando scrissi, ma perfino tradito.
Considerando gli avvenimenti, a posteriori, sono molto meravigliato per quanti attestati di stima ebbi pure dall`Esercito Svizzero da parte di tre Comandanti di Stato Maggiore, da due Comandanti di Divisione e da un Comandante di Brigata. Da uno di loro mi venne riferito un complimento davvero lusinghiero che preferisco tacere.
Un colonnello benemerito dopo il suo pensionamento mi regalò il suo pugnale con dedica incisa "Fedeltà in Amicizia" in segno di stima per la mia persona e come riconoscimento per le mie numerose guide in favore della Scuola degli Ufficiali del Politecnico di Zurigo.
Con altri due colonnelli mantengo ancor oggi una salda amicizia.
Significativo fu anche il mio incontro con tutti i Comandanti di Polizia Svizzera nel 1977 dei quali ebbi cura come ospiti della Guardia Svizzera.
Dal Comandante della Polizia Cantonale di Berna ricevetti l`offerta di entrare nel suo Corpo senza dover sostenere alcun esame, bastava una breve introduzione.
(Contemporaneamente il preside delle scuole del mio paese d`origine mi volle come insegnante a condizioni facilitate ed il mio maestro di arti grafiche fu deciso ad affidare alla mia cura i suoi lavori più prestigiosi).
Per ottenere simili offerte di lavoro il soggetto deve essere considerato valido o fare almeno una buona impressione.
In Svizzera negli anni`90 all`opposto fu il comportamento del Governo Elvetico e della Conferenza Episcopale, indifferente e respingente nei confronti della mia vicenda.
Anche loro erano stati "informati" in modo dettagliato sul mio conto.
Qualunque fatto riferissi loro lo ritennero sempre falso perchè preferirono credere a quelle calunnie e sospettare che io fossi un imbroglione!
Io sono stato tradito dalla mia Patria, dai miei Vescovi e da chi in Vaticano doveva appurare la verità su di me.
Possibile che nessuno avesse riconosciuto i segni dei tempi? L`assassinio del Comandante, di sua moglie e del sottufficiale non sarebbe successo se fosse stata disposta un`inchiesta in base alle mie informazioni precise.
Se avessero espulso i veri colpevoli e non me, totalmente innocente, si sarebbe evitato questo triplice delitto: ne risponderanno a Dio!
Quindi il delitto fu una diretta conseguenza del caso "capitano Utz".
Il Papa non venne informato del mio allontanamento.
Tre anni dopo la mia eliminazione mi fu concessa un`Udienza privata, insieme con artisti ed amici, per far benedire un`immagine della Madonna dal Santo Padre.
Entrando il Papa mi vide subito e con l`indice puntato venne verso di me e disse: "Ma Lei non è più qui? Non La vedo più!" - "No, Padre Santo, mi sono congedato". Sentendo una voce dietro di sè il Papa cambio argomento. Feci la figura del maleducato perchè San Giovanni Paolo II mi voleva come suo ufficiale ed io non avevo neanche potuto congedarmi da Lui.
No, non era così: in realtà il Comando aveva sabotato la mia Udienza di congedo che invece mi era stata concessa con invito scritto dal Prefetto, per desiderio del segretario del Santo Padre, perchè gli ex allievi-camerati-Superiori non l`avrebbero mai richiesta nel timore che io potessi riferire al Papa in persona i loro delitti.
Tacqui, essendo sensibile, educato, buono e non volendo mettere in imbarazzo il Pontefice già malato, prospettandoGli questi intrighi di Palazzo.
Camerati!
Non vi vergognate di avermi gettato nella disgrazia, di aver calpestato la mia dignità ed il mio onore, di aver troncato la mia bella carriera, di aver rovinato la mia salute, di aver raccolto voi i frutti del mio sudore e del mio sangue?
Mi avete ucciso, anche se continuo a vivere con la morte nel cuore, soltanto perchè fui costretto a difendermi contro la vostra tirannia, come i nostri Padri nel 1291 contro l`Imperatore!
Io non mi sono vendicato, ma gli Antichi presero le armi.
DIO che cosa vi dirà ?
Non abbiate paura, vi ho perdonato e ho sempre pregato per voi, anche quando vissi ancora tra di voi, affinche tutto vada bene nella vostra vita terrena: desidero rivedervi in Paradiso. (E lo dico sinceramente).
Ma anche voi mi avete perdonato e pregate per me???
Questa è in sintesi la tragica cronaca della passione di Martin Utz nella Guardia Svizzera (dal 1968 al 1995).
Forse è troppo tardi perchè ne parlo per la prima volta soltanto dopo ventun anni.
Ma se tacessi ancora si confermerebbe l`impressione della mia colpevolezza, mentre io voglio la piena riabilitazione del mio buon nome!!!
Di molte altre cose gravissime preferisco tacere, perchè ne sono già abbastanza disgustato...
Volutamente non faccio nomi, non per viltà o timore,
ma per MISERICORDIA.
Una cosa è certa: la partita l`avrei vinta io se io lo avessi voluto.
Pochi giorni prima di apparire davanti al tribunale sarebbe bastata da parte mia una sola parola per capovolgere la mia posizione in mio favore, in modo tale da far riscrivere la storia della Guardia Svizzera dal 1995 in poi.
O si è uomo di carattere oppure no.
Viviamo "L`Anno Santo della MISERICORDIA".
Ci sarà pietà e perdono anche per un innocente come me???
Trionferà per me la Giustizia e la Verità???

